Cimentarsi con la scrittura vuol dire iniziare a coltivare una passione. Entrare nel mondo dei frattali vuol dire pensare avendo in mente un disegno di Escher.

 

Uno dei primi spunti di riflessione, alla base dell’idea di fondare questa rivista, è partito da un’attenta lettura del materiale offerto dagli specializzandi attraverso le tesi e le tesine, spesso poco valorizzate nei loro contenuti clinici e scientifici, anzi il più delle volte archiviate negli scaffali della segreteria.
Dal momento che la scrittura, a nostro avviso, rappresenta una competenza di primaria importanza per chi decide di declinare la propria attività di terapeuta non solo in ambito clinico, abbiamo deciso di offrire una piattaforma sperimentale dove gli allievi e gli specializzati potessero strutturare i loro pensieri in modo organico e ordinato. Il nostro scopo era, ed è, quello di offrire spazio a riflessioni di varia natura, coerenti con la teoria della complessità, l’integrazione tra differenti paradigmi di riferimento, i modelli evolutivi intergenerazionali, i giochi familiari, la diagnosi sistemica, l’alleanza terapeutica, ma anche l’attenzione al linguaggio, alla metafora, al simbolico.
Alla proposta di configurare i loro lavori sotto forma di un breve saggio, pubblicabile in forma di articolo scientifico (offrendo il nostro appoggio e il nostro accompagnamento) allievi ed ex allievi hanno risposto numerosi con sorprendente entusiasmo, anche se manifestando un iniziale senso di incapacità e inadeguatezza, ma sentendosi nello stesso tempo decisamente valorizzati e stimolati a pubblicare i loro più originali lavori.

Era inevitabile, dato anche l’interesse manifestato da diversi nostri colleghi, allargare lo spazio a docenti interni o esterni e a figure di rilievo (didatti, esperti, clinici e studiosi universitari) che avessero affinità metodologiche con il nostro modello teorico e di intervento e potessero offrire stimolanti contributi al pensiero sistemico nell’ottica della complessità. Abbiamo infine chiesto di inviarci contributi scritti, commenti e recensioni riguardanti letture di vario genere (saggistica, ma anche narrativa) o visioni di film o serie televisive, ripescando, rileggendo o rivedendo materiali non necessariamente recenti, letti o rivisti con lo sguardo clinico dello psicoterapeuta.

È nato così il primo numero della rivista, che abbiamo voluto chiamare Frattali.

 

 Un frattale è una figura geometrica la cui struttura nel suo insieme contiene parti approssimativamente autosimili. A prescindere dalla scala e dalla distanza che decidiamo di utilizzare per osservarla

In analogia con ciò che accade in una relazione terapeutica, questo modello ci apre la possibilità di formulare ipotesi sonda in modo circolare e ricorsivo secondo una rete di supposizioni strettamente interconnesse, proprio perché isomorfe, che comprende tre differenti livelli: le strategie relazionali costruite dal paziente a partire dalle interazioni con le sue figure di riferimento, il modo con cui si muove attualmente nel suo modo relazionale e la forma del transfert e del controtransfert in terapia.